Borriello contro tutti: "La mia esperienza a Ferrara poteva essere gestita diversamente!"

31.07.2018 19:35 di  Tutto Spal   vedi letture
Borriello contro tutti: "La mia esperienza a Ferrara poteva essere gestita diversamente!"
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Marco Borriello nuovamente contro tutti, nuovamente contro squadra, allenatore e tifosi. Un amore, quello tra lui e la Spal, che mai è sbocciato e mai sboccerà. Ma per colpa di chi, ancora non è ben chiaro. A cercare di fare luce su quest’ultima spinosa questione è proprio il bomber napoletano grazie ad una propria versione dei fatti rilasciata alla carta rosa della Gazzetta dello Sport, in cui racconta la sua verità e si scaglia con parole al veleno verso la società che l’aveva adottato nell’ultima stagione, tornando prepotentemente a far parlare di sé a livello nazionale, in attesa della sua ultima sfida.

Strano a dirsi, ma l’avventura all’ombra del Castello sembrava essere incominciata sotto i migliori auspici, almeno fino a quel 23 dicembre 2017 che contribuì al passaggio di Borriello da crack del mercato spallino a desaparecido nel giro di poche settimane: “La stagione era iniziata bene, Ferrara è una grande piazza e si avvertiva un sacco di entusiasmo. Purtroppo ho avuto difficoltà tecniche e la Spal giocava troppo lontano dalla porta, anche se con me la squadra ha disputato le migliori partite e spesso ha fatto punti ”.

Il tutto in poco meno di un girone d’andata, prima che il match casalingo contro l’Hellas Verona segnasse un’insanabile frattura tra Borriello e l’ambiente: “In quell’occasione, fui sostituito sullo 0-2, lo stadio mi fischiò e ci restai male, replicando con un applauso sarcastico. Lì ci furono i primi screzi, mi sarei aspettato conforto e fiducia da allenatore e dirigenti e invece Semplici mi mise da parte. E poi, prima di Natale mi infortunai al polpaccio”.

Un infortunio che risuona ancora come una mancanza di rispetto nei confronti della tifoseria, facendogli guadagnare, a furor di popolo, l’appellativo di malato immaginario: “Dopo la sosta iniziai la preparazione, ma sentii subito una fitta nello stesso punto. Così cominciò il calvario. Era uno stiramento di pochi millimetri, eppure non si sanava mai e i medici della Spal non riuscivano a risolvere il problema: rientravo in campo e mi facevo immediatamente male. Si era formato un grumo di sangue, come una piccola cisti. Ho fatto a mie spese nove risonanze magnetiche in giro per l’Italia e mi sono curato da Melegati, il medico del Milan. Iniziammo perfino a parlare di rescissione con la Spal. E per risolvere il problema, tramite un amico che gioca nel Fulham, facevo venire da Londra un medico musulmano, che con la cup therapy curava parecchi giocatori della Premier”.

Si venne così a creare una situazione che poteva essere gestita diversamente, almeno secondo il numero ventidue: “La società fece passare un messaggio negativo, come se io non volessi allenarmi e fossi un lavativo, forse perché ero costato molto. Io sono sempre stato un grande professionista e non permetto a nessuno di infangare la mia carriera. L’allenatore mi mise da parte e i tifosi mi insultarono, arrivando anche ad aggredirmi per strada. Dal lunedì al sabato ero a Ferrara, svolgendo due sedute al giorno e cambiandomi in uno spogliatoio diverso rispetto ai miei compagni per volere della società: accettai l’umiliazione nell’interesse della Spal, mettendomi l’orgoglio in tasca”.

Ad aggiungere pepe alla questione, già di per sé piuttosto spinosa e ricca di incomprensioni, la passione dell’attaccante per i social, con il profilo Instagram personale bombardato in continuazione dai caffè presi in compagnia dell’amico Mimmo Gravino a Forte dei Marmi mentre la Spal lottava con il coltello fra i denti per salvarsi: “Magari avrei potuto evitarlo, ma avevo avuto tre giorni di permesso dopo la quarta ricaduta al polpaccio. Non ho mai sgarrato una volta. Forse diedi la sensazione di strafottenza, ma non è così: vivo per la squadra in cui gioco. Con maggiore esperienza la mia esperienza a Ferrara poteva essere gestita diversamente, sia a livello tecnico e mediatico”.

“Nella settimana che portava all’ultima partita ero pronto – ha poi concluso MB22, come riportato dai colleghi di estense. com, ancora disoccupato a un mese dall’inizio della nuova stagione che la Spal affronterà con un reparto offensivo di tutto rispetto – ma il mercoledì il magazziniere mi disse che non avevo il permesso di rientrare nel gruppo e dovevo restare nell’altro spogliatoio. Non mi hanno più fatto allenare con la prima squadra e mi hanno negato il permesso di giocare la partita d’addio di Pirlo. Ora, mi sto tenendo in forma in attesa della chiamata giusta. Sono un leone ferito e non voglio smettere in questo modo: non sono vecchio e ho la forte motivazione di chiudere a testa alta per rispetto della mia carriera”.