Ludergnani: "Rircordi indelebili delle feste in piazza per promozioni SPAL"

06.10.2020 13:12 di Tutto Spal   vedi letture
Ludergnani: "Rircordi indelebili delle feste in piazza per promozioni SPAL"
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La carriera da dirigente sportivo di Ruggero Ludergnani è indissolubilmente legata alla Spal. Dopo aver iniziato come allenatore, infatti, il dirigente ferrarese doc è entrato a far parte dei ranghi del club biancoazzurro nel 2014, fortemente voluto dall’allora direttore sportivo Davide Vagnati. Da sei anni a questa parte, Ludergnani ha contribuito al rafforzamento del vivaio emiliano, vivendo da spettatore privilegiato la strepitosa scalata fino alla massima serie compiuta dalla Spal. A La Giovane Italia, rubrica su TMW, il responsabile del vivaio estense ha raccontato i segreti di un'organizzazione capace di sorprendere, a livello di prima squadra ma anche coi suoi giovani.

Direttore, quali sono i metodi con cui cercate di selezionare i ragazzi del settore giovanile?
“Io sono nato e cresciuto a Ferrara e conosco bene il territorio, con i suoi pregi e i suoi difetti. La provincia è piccola e sicuramente la Spal è il vero punto di riferimento per tutto il calcio ferrarese. Il nostro intento è quindi quello di reclutare i ragazzi nelle età più giovani in provincia, quindi di muoverci anche in quelle circostanti: Ravenna, Rovigo, ma anche Bologna, per quanto ovviamente nel capoluogo sia più difficile. L’importante per noi è creare dei gruppi che siano implementati al meglio”.

Avete una metodologia che usate come modello?
”Abbiamo responsabili sia per l’attività di base che per l’area metodologica. Per me però la cosa più importante è che le nostre squadre provino sempre a giocare a calcio, che i ragazzi sappiano leggere lo spazio e cerchino di praticare un calcio di alto livello. Sono molto pragmatico e molto chiaro con i collaboratori: prediligo giocatori di qualità e quello che chiedo loro è di fare in modo che i giovani esprimano queste qualità, prendendoci qualche rischio ma cercando sempre di raggiungere il massimo risultato, dai più piccoli fino alla Primavera. Dobbiamo capire i pregi e i difetti dei ragazzi, cercando di valorizzarli il più possibile”.

Quest’estate hai dichiarato che vuoi una Primavera competitiva anche nel campionato di livello superiore.
“Mi ritengo molto ambizioso, quindi cerco sempre di fare in modo che le nostre giovanili si pongano degli obiettivi. Giocare la Primavera 1 era il primo obiettivo che ci siamo posti e grazie a questo il settore giovanile è cresciuto tantissimo. Due anni fa abbiamo perso la finale dei play-off di Primavera 2 contro la Lazio, quest’anno siamo stati promossi, grazie anche al buon senso della federazione. Essere in Primavera 1 per noi è importante, sia a livello di immagine, perché permette al nostro settore giovanile di mettersi in mostra, sia che di difficoltà, perché sappiamo che in questo modo i nostri ragazzi dovranno confrontarsi con avversarie più forti e difficili da affrontare. Vogliamo fare bene e dare la possibilità anche ai ragazzi delle generazioni successive di potersi misurare in un campionato giovanile di livello”.

Hai vissuto tutta la recente scalata della Spal dalla Serie C alla Serie A. Che ricordi ti porti dietro?
“È stato un privilegio, anche se delle volte la sensazione era come di stare in una centrifuga, perché è successo tutto in poco tempo e siamo arrivati al top in appena due anni. Penso che i tifosi se lo siano goduti con più lucidità, vivendo di più i momenti: quando sei dentro ad un club sei sempre orientato al futuro e a pensare a dare sempre quel qualcosa in più, che a volte non ti fa vivere appieno il momento. I successi ottenuti però sono cose che mi porterò per sempre dietro: quando venimmo promossi ero di fianco al presidente Mattioli, incollato alla diretta di Ternana-Benevento, per noi decisiva; al gol di Ceravolo al 92’ ci scese ad entrambi una lacrima, perché capimmo di avercela fatta. Vivere la festa promozione con tutta Ferrara nella piazza della città in cui sono nato e dove vivo tuttora mi mette la pelle d’oca”.

Quest’estate, quando Vagnati si è trasferito al Torino, il tuo nome è stato accostato proprio alla squadra granata.
“Quando lavori per sei anni con un direttore sportivo è normale che ci siano queste voci. Io però mi sento molto legato a questa società e a questa città e, cosa ancora più importante, penso che il lavoro che sto svolgendo qui non sia ancora finito. Non mi piace lasciare le cose a metà, perché credo che ci siano ancora ampi margini di crescita per il nostro settore giovanile. Le possibilità che mi dà questo club inoltre sono molto importanti e quindi, finché non sentirò di aver concluso il mio percorso, voglio restare qui e far crescere ancora il settore giovanile”.