Storie a tinte biancazzurre: Paolo Mazza, il mago della SPAL

03.11.2020 16:43 di Tutto Spal   vedi letture
Storie a tinte biancazzurre: Paolo Mazza, il mago della SPAL
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© foto di Massimiliano Vitez/Image Sport

Noi amanti del calcio siamo sempre stati affascinati dalle gesta dei grandi campioni sul campo, dal carisma e dalle trovate tattiche degli allenatori che guidano dalla panchina i propri ragazzi in squadra. Ma nel corso dei decenni ci sono stati anche i presidenti, che hanno saputo legare a sé i propri tifosi ed esaltare la piazza dimostrando passione, coraggio e senso di appartenenza.

Ricordando personaggi al limite del leggendario come ad esempio Luciano Gaucci a Perugia, oggi vogliamo raccontarvi quello che probabilmente resterà il “Presidente” per eccellenza di una storica società come la Spal di Ferrara: Paolo Mazza.

Gli esordi da calciatore e la carriera da allenatore

La mirabolante vita di Paolo Mazza inizia a Vigarano Mainarda, in provincia di Ferrara, il 21 luglio 1901, anche se per motivi di lavoro (inizierà giovanissimo il mestiere di elettricista) la famiglia si trasferirà nella vicina Portomaggiore, dove il giovane Mazza accenderà la propria passione per il mondo del calcio. La carriera di giocatore infatti sarà interamente dedicata alla squadra locale della Portuense, dove militerà tra gli anni venti e trenta nelle categorie minori del calcio emiliano romagnolo. Viene descritto dai racconti dell’epoca come un giocatore molto sanguigno e decisamente tenace, caratteristiche che saranno presenti in tutte le fasi della sua carriera nel mondo del calcio.

Una volta attaccati gli scarpini al chiodo, la società deciderà di affidargli le redini della squadra dove riuscirà a raggiungere una insperata promozione in Serie C. E’ qui che comincia la leggenda di Paolo Mazza: proprio questa impresa attirerà le attenzioni della Spal, che lo nomina allenatore nel 1936 affidandogli la rinascita della squadra appena caduta in Serie C. Nella prima esperienza alla Spal mister Mazza otterrà un ottimo terzo posto, sfiorando la promozione in Serie B che però non gli varrà il rinnovo del contratto. Nelle due stagioni successive guiderà con alterne fortune la Molinella e di nuovo la Portuense prima di essere richiamato nel 1939 dalla Spal che nel frattempo aveva cambiato la denominazione societaria in Associazione Calcio Ferrara, su pressioni del partito fascista locale, rimanendo in sella alla compagine ferrarese fino al 1942.

Finisce la guerra e Mazza scrive la storia della SPAL

Il calcio lascia purtroppo spazio al secondo conflitto mondiale e nell’immediato dopoguerra Paolo Mazza struttura in maniera efficace, oltre che decisamente produttiva, la sua attività di impiantistica, senza mai dimenticare la propria passione per il calcio, che si manifesta nel 1946 quando diviene presidente della Spal. Dal 1946 al 1951 Paolo Mazza si caratterizza per la grande abilità nello scovare talenti in giro per l’Italia, frutto anche come abbiamo letto prima del suo passato da allenatore, e trasformarli in grandi giocatori. Possiamo citare la cessione alla Fiorentina di Egisto Pandolfini (attaccante pagato 3 milioni di lire e rivenduto a 16 dopo le venti marcature nel campionato di serie B del 1948) oppure quella Attilio Frizzi al Torino (anche lui capocannoniere con 25 reti della Serie B del 1949), senza dimenticare la cessione nel 1950 del tandem d’attacco spallino De Vito-Ceccarelli, pagati entrambi 700.000 lire e ceduti alla Triestina per la cifra record di 35 milioni di lire.

Arriva il momento anche di raccogliere i frutti sul campo e nella stagione 1951-52 la Spal per la prima volta raggiunge la Serie A, strutturata in girone unico dalla sua creazione nel 1929. E’ una stagione esaltante per la squadra guidata da mister Antonio Janni, che riesce addirittura a inanellare 20 risultati utili consecutivi chiudendo la stagione con un ottimo nono posto trascinata dai 13 gol dell’attaccante turco Aziz Esel Bulent, prelevato dai turchi del Besiktas. Un colpo degno di Paolo Mazza. La Spal deve a Paolo Mazza anche l’acquisto Oscar Alberto Massei, centravanti argentino prelevato dalla Triestina, con un passato anche con Inter e Rosario Central, che diventerà il recordman di presenze con la casacca biancoazzurra con 244 gettoni e 54 reti. Si narra che Mazza ordinò agli allenatori che si alternarono sulla panchina della Spal di schierare Massei da regista e non da centravanti, viste le sue eccelse doti tecniche.

Il Presidente che inventò il calciomercato ed allenò la Nazionale

Dobbiamo a Paolo Mazza, in collaborazione con il presidente del Bologna Renato Dall’Ara ed al presidente del Palermo Raimondo Lanza di Trabia, l'invenzione del calciomercato che venne stabilmente tenuto in periodi predeterminati a Milano, questo per facilitare le transazioni e rendere sempre più manageriale il calcio di allora. Erano anni in cui il circo del pallone non era ricco, non esistevano le sponsorizzazioni, a malapena c’era il totocalcio e le scommesse sarebbero arrivate solo moltissimi anni dopo, insieme a tutto il movimento di pronostici, pronosticatori, siti sul gioco e blog scommesse calcio specializzati. Il Presidente Mazza ricoprì anche incarichi in seno alla FIGC, grazie alla storica amicizia con il presidente dell’epoca nato a Ferrara Giuseppe Pasquale, che lo nominò vicepresidente della Lega oltre che allenatore degli azzurri in un tandem che comprendeva anche il “mago” Helenio Herrera e Giovanni Ferrari. Dopo l’uscita di Herrera, toccò a Ferrari e Mazza condurre l’Italia durante le qualificazione e la spedizione per i Mondiali in Cile del 1962, culminata con la nota “Battaglia di Santiago” dove gli azzurri subirono un vero e proprio pestaggio dalla nazionale cilena.

Difficile fu anche il rapporto tra Mazza e gli allenatori che ebbe alla Spal, visto che i giornali dell’epoca raccontano come lo stesso Mazza preferisse sempre avere alle proprie dipendenze coach con un carattere accomodante nei propri confronti, lasciando che potesse interferire nelle scelte di campo; non a caso Paolo Mazza nel corso della sua presidenza non assunse mai un direttore sportivo, visto che voleva essere lui in prima persona a gestire acquisti e cessioni della propria squadra. Difficile però fargliene una colpa visto che possiamo citare ad esempio l’acquisto di un giovane centrocampista del Pieris per 2 milioni di lire e rivenduto alla Roma per 250 milioni: il suo nome era Fabio Capello.

Gli ultimi anni e lo stadio in suo onore

Paolo Mazza resterà presidente della Spal fino al 1976 con qualche breve periodo di pausa, disputando ben 18 stagioni di Serie A e regalando alla città di Ferrara un periodo davvero di splendore nel mondo del calcio, facendo ammirare giocatori dal livello eccelso come ad esempio Edoardo Reja ed Albertino Bigon, oltre ai già citati Capello e Massei. 

Paolo Mazza morì ad 80 anni nel 1981 e la città di Ferrara, d’accordo con la società della SPAL, decise di intitolargli lo stadio comunale nel 1982; secondo noi il minimo, per un personaggio che è stato davvero un pioniere nel mondo del calcio.

Tullio Imperatrice