Salvatore Esposito: "Mio futuro è vestire la maglia della SPAL"

05.05.2020 20:22 di  Tutto Spal   vedi letture
Salvatore Esposito: "Mio futuro è vestire la maglia della SPAL"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca

Il calcio era evidentemente nel suo destino. Il padre è stato vice allenatore della Juve Stabia, il fratello si sta ritagliando uno spazio importante alla corte di mister Conte nell’Inter, anche lui si è tolto delle grosse soddisfazioni pur essendo giovanissimo indossando finanche la maglia della Nazionale in virtù di un rapporto di grossa stima con mister Nicolato. In futuro vorrebbe esultare sotto la curva della Spal, nel frattempo carica le batterie in vista della possibile ripresa con un Chievo che ambisce legittimamente al salto di categoria. La redazione di Tuttomercatoweb ha contattato telefonicamente il centrocampista Salvatore Esposito che, con grande senso d’appartenenza e orgoglio, ha rivendicato le sue origini campane manifestando amore per le vespe e per una tifoseria che gli è entrata nel cuore.

Anzitutto come sta vivendo questi giorni particolari?
“Sono rimasto a Verona fino a ieri, finalmente oggi ho avuto la possibilità di riabbracciare i miei genitori e la mia famiglia raggiungendoli a Brescia. Siamo una famiglia molto unita, anche se in questo momento cerchiamo di parlare di calcio il meno possibile. Dopo sessanta giorni a distanza credo sia belli ritrovarsi e trascorrere ore all’insegna della spensieratezza”.

Capitolo Chievo: rosa forte, classifica discreta, prestazioni altalenanti. Perché?
“Siamo partiti con una precisa identità di gioco, in alcune occasioni ci siamo fatti un po’ prendere dall’ansia da prestazione e siamo usciti fuori binario. Sono convinto che seguendo le idee di mister Marcolini, propenso al gioco corale e non ai lanci lunghi, potevamo conquistare qualche punto in più. Avevamo dimostrato di poter affrontare qualunque avversario a testa alta e senza problemi, purtroppo è arrivata la sconfitta interna con la Juve Stabia che ci ha fatto perdere certezze. Vincevamo 2-0, abbiamo perso 3-2”.

Proprio quella è stata una gara molto speciale per lei…
“Non nego che la sera prima non sono riuscito a dormire, quando ho capito davvero che stavo giocando contro la Juve Stabia ho provato una sensazione molto strana. Sono molto legato alla città e alla squadra, ho tanti amici che frequentano la curva e che quel giorno erano a Verona”.

Secondo lei il campionato riprenderà?
“A porte chiuse non è calcio, ma abbiamo voglia di tornare a giocare. La salute delle persone viene prima di tutto e spero che la gente continui a comportarsi in modo adeguato per non vanificare gli sforzi delle settimane precedenti. Non spetta a me prendere una decisione, dico soltanto che i calciatori sono pronti a fare qualunque sacrificio a patto che ci garantiscano le condizioni necessarie. La paura principale è quella di prendere il virus e di contagiare genitori anziani”.

Lei è in prestito fino al 30 giugno, ma di proprietà della Spal. Come vive un calciatore questi giorni di così grande confusione?
“Siamo dei professionisti. Fino a quando il mio contratto mi dice che sono del Chievo è normale che darò tutto per quella maglia senza tirare indietro la gamba. Sono giovane, ma il calcio ti insegna a crescere in fretta: non mi farei mai da parte, la società veneta mi ha dato una grande possibilità e la riconoscenza deve essere alla base della vita di ogni giorno. Giocare in estate non sarebbe un problema, ho fatto un mondiale a giugno e i ritiri iniziano comunque a metà luglio. Per come sono fatto io mi farà piacere giocare ogni tre giorni, naturalmente i carichi di lavoro saranno pesantissimi e imbattersi in un infortunio potrebbe compromettere la carriera”.
Come mai il Chievo non è tra le primissime e deve invece rincorrere per conquistare un posto nei playoff?
“C’è grande rammarico, non possiamo nasconderlo. Mister Marcolini, soprattutto sul piano umano, ci ha trasmesso tantissimo. Il gruppo era molto legato all’allenatore, un professionista serio che dava una impronta di gioco. Purtroppo in questo sport i risultati sono quelli che contano, quando perdi in casa contro l’ultima in classifica ci può stare che una società decida di dare una scossa. Anche mister Aglietti si è calato perfettamente nella parte, abbiamo dominato due partite. Ci siamo fermati proprio quando potevamo mettere sotto qualsiasi squadra”.

Capitolo promozioni e playoff: scenari imprevedibili, ma chi ha investito vuole giocarsi le sue carte sul campo…
“Nei playoff ci sono squadre che potrebbero offrire un bellissimo spettacolo ai tifosi. Il Benevento ha dominato il campionato e merita la promozione al 101%, per tutto il resto c’è un equilibrio incredibile come non accadeva ormai da diversi anni. Faccio un ragionamento generale: in C tutti hanno contestato la scelta di stabilire una quarta promossa con un sorteggio, ma se non si potrà riprendere come si fa? Anche basarsi sui punti conquistati è impossibile, nel girone C hanno disputato più partite. Nel raggruppamento B, invece, il Vicenza non ha un margine di vantaggio insormontabile sulle inseguitrici. Un bel problema, non vorrei essere nei panni di chi dovrà prendere una decisione. A mio avviso, però, i meriti sportivi devono prevalere su ogni discorso perché ci sono club che hanno stravinto sul campo: bisogna tener conto di quanto i miei colleghi hanno fatto a Reggio Calabria e Monza. Non sarebbe un bel segnale per il calcio e per il futuro non considerare questi aspetti”.

Gli eventuali spareggi si disputerebbero a porte chiuse. Per chi gioca in una piazza meno passionale come Chievo è uno svantaggio relativo, è d’accordo?
“Non molto. Non abbiamo molti tifosi, ma si fanno sentire. C’è un gruppo di persone che ci segue sia in casa, sia in trasferta e deve essere triste per la gente non poter sostenere la squadra del cuore in gare così decisive e affascinanti. Immaginiamo anche uno stadio come l’Arechi completamente vuoto: quella curva dà una grossa spinta ai padroni di casa, ma è uno stimolo pure per gli avversari. Senza pubblico non è calcio“.

Veniamo alla sua gavetta. In C vige la regola degli under, ma Esposito ha giocato a Ravenna perché ha dimostrato di essere bravo. Tra l’altro esordendo con un gol…
“Le regole sugli under non sono giuste. In campo deve andare chi merita, a prescindere dall’età e dalla categoria. Al Chievo c’è un difensore di 38 anni, Cesar, che ha dimostrato di poterci stare benissimo in questo contesto. A mio avviso è una legge da abolire, ma non tocca a me prendere decisioni. Ricordo il mio esordio, con gol al 95’. Consiglio a qualunque giovane valido che milita in Primavera di non sottovalutare l’importanza della Lega Pro. E’ una scuola di vita, ti fa diventare giocatore, chi riesce a superare bene questo esame può veramente iniziare un percorso da protagonista e con il carattere giusto. Il direttore sportivo Sabatini e il Ravenna mi hanno dato fiducia anche nei momenti difficili, li ringrazierò a vita e non rinnegherò mai il mio passato”.

A proposito di dirigenti, quanto conta avere Pellissier alle spalle? Un professionista che incarna la storia del Chievo…
“Sergio è importantissimo per noi. E’ la persona che mi ha chiamato per venire qui. Stavo per andare a Venezia, ma quando ti contatta Pellissier avverti inevitabilmente una sensazione particolare. Sa alternare bastone e carota, ma grazie a lui impari cosa voglia dire lo spirito di sacrificio. E’ il classico professionista che si è creato da solo e che può insegnare tantissimo a ciascuno di noi”.

Come immagina il suo futuro?
“Al Chievo mi sono trovato benissimo, sono legato contrattualmente fino al 30 giugno. Non guardo la categoria, a me piace giocare con continuità. Sono ancora molto giovane e non escluderei assolutamente nulla, mi farebbe piacere restare ma Ferrara è una piazza che arde dentro di me anche perché c’è una curva straordinaria. Mi vogliono bene lì, il presidente e i dirigenti mi hanno visto come il fiore all’occhiello del vivaio e stimano come un figlio. Se volessimo trattenermi sarei felicissimo, toccherà al mio procuratore scegliere con il club la soluzione migliore anche in caso di offerte di altre società”.

Chievo, Salernitana, Juve Stabia: potrebbe uscire da questo trio la sorpresa dei playoff?
“Il Chievo ha vissuto una stagione di alti e bassi, parlare di rammarico è eccessivo. Mancavano ancora molte partite e si poteva accorciare in classifica, su questo non c’è ombra di dubbio. Credo che la Salernitana possa essere la mina vagante, c’è Ventura in panchina che rappresenta una garanzia a prescindere da come sia andata a finire con la Nazionale. Ricordo quella sera a San Siro, ho pianto. Mi sento di nominare anche la Juve Stabia e ringrazio Caserta per aver dato tanto alla mia squadra del cuore. Secondo me è uno di quegli allenatori pronti per il salto di categoria”.

Parentesi con la Nazionale. Che sensazioni prova
“Ringrazio Gasparetto e Nicolato che mi hanno dato questa possibilità, ero uno dei più piccoli del gruppo e mi hanno sempre manifestato stima. L’under21 regala sensazioni particolari e la maglia pesa, quando rappresenti la nazionale hai i brividi addosso ed è una gratificazione straordinaria”.

Chiosa sul suo rapporto con la famiglia…
“In questo momento cerchiamo di parlare il meno possibile di calcio, vogliamo recuperare tutto il tempo che non abbiamo passato insieme. Ci alleniamo, ci diamo dei consigli, il nostro rapporto è ottimo. Mio padre ha fatto parte del mondo del calcio, è stato vice allenatore della Juve Stabia e lo apprezzo perché non ha mai messo bocca nelle nostre scelte. Sente molto le partite, a volte non viene perché si agita molto. Mia madre, invece, non è appassionata di calcio: è venuta una sola volta allo stadio, è stata immortalata dai giornalisti perché mio fratello la abbracciò dopo un gol decisivo”.